Emigrazione in Svizzera ed altro: qualche racconto di Santo Stefano

 

Premessa

 

La nota riguarda soprattutto il periodo dopo la guerra del ’45, non è completa ed è poco sistematica e basata su ricordi personali e racconti senza documenti. La si propone come traccia per stimolare un approfondimento, una correzione ed un completamento, infatti mancano i numeri delle persone, le loro storie ed altro ancora.

L’approfondimento deve riguardare sia gli altri paesi di destinazione, in Europa ed America e soprattutto i periodi precedenti, quali l’ottocento ed i primi decenni del novecento, per i quali stanno scomparendo i ricordi diffusi e restano solo quelli tramandati nei racconti all’interno delle famiglie, avvolti da un senso di leggenda.

 

Ricordare i molti emigrati, portatori di benessere, esperienze, esempio e conoscenze, ci pare un dovere. Divulgare l’esempio di vita di come superare difficoltà e limiti con il lavoro ed il miglioramento delle proprie abilità tecniche è un patrimonio utile a tutti.

 

Non avendo notizie certe di come è avvenuta l’emigrazione di fine 800 ed inizio 900 di intere famiglie verso l’America, del nord e del sud, vogliamo puntare l’attenzione su quella verso la Svizzera, più recente nei tempi e della quale sono ancora presenti tanti protagonisti.

 

I motivi

 

Nel ‘900 partivano da Santo Stefano e da Borgomanero non per turismo ma per lavoro.

Nel ‘900 tutti lavoravano, in campagna o nelle fabbriche, ma le retribuzioni erano basse e le ore lavorate molte. Tanto lavoro e poco guadagno quindi, alla ricerca di un lavoro meglio retribuito, in molti sono partiti, per lontani paesi d’oltremare, per lontane terre d’Europa e per la vicina Svizzera.

Oggi pochi partono e fortunatamente si trova in zona la possibilità di sbarcare il lunario, anche molto bene, ma non sempre è stato così.

 

La molla della partenza era la ricerca di un lavoro meglio retribuito, nessuno partiva per avventura e tanto meno per turismo.

Qui si lavoravano i campi, piccoli e dal raccolto aleatorio vista la difficoltà di irrigazione e la povertà dei suoli. I tanti operai ed operaie avevano orari prolungati e paghe non esaltanti, mentre l’edilizia aveva una attività spesso saltuaria e non continuativa.

Molte delle persone avevano una elevata abilità di mestiere ma anche molte erano “paisoi”, contadini senza particolari qualifiche.

Questa ricerca di miglioramento era in larga parte individuale, non coinvolgeva nell’espatrio le mogli e la famiglia. Ciò ha favorito il ritorno di molti appena le condizioni sono migliorate.

 

Come ci si organizzava

 

Tutti partivano andando a raggiungere qualche parente o conoscente. Un anziano già al lavoro indirizzava i giovani e li assisteva nella sistemazione logistica: tutto al gran risparmio poiché si doveva mandare a casa quanto più possibile.

Un esempio è quello del vecchio Pulu: è partito con una squadra di 10 persone da Santo Stefano ed insieme hanno costruito con anni di lavoro, pala, piccone e carriole, l’intera  strada da Oex a Reugemont nella regione della Gruyere.

Il viaggio era in treno e permetteva di scambiarsi conoscenze e informazioni, veniva fatto stagionalmente e solo negli ultimi tempi più di frequente.

Alcuni rimanevano via tutto l’anno, soprattutto se con la famiglia al seguito. Cercavano di restare insieme, affittando un appartamento in comune, cercavano di rimanere nello stesso quartiere ed ambito di lavoro.

Molti dormivano in baracche presso i cantieri, poco confortevoli e viene ricordata ancora le visita di un ministro Italiano, Sullo, il quale dopo aver promesso un intervento per il miglioramento delle condizioni, non si è più visto né sentito.

 

Dove andavano

 

La vicinanza e l’abitudine alla risposta alla forte richiesta di lavoro proveniente dalla Svizzera ha indotto molti al viaggio di scoperta. Viaggio quasi sempre fatto in treno: sono lontani i tempi dei viaggi a piedi dei secoli precedenti.

La mancanza di conoscenza della lingua spingeva tante persone verso la Svizzera francese, dalla lingua meno ostica di quella di lingua tedesca.

Le località erano poi scelte in memoria di località già frequentate in passato da parenti e conoscenti.

Losanna, Neuchâtel, Ginevra, sono stati nomi famigliari quasi come Milano e Torino nei nostri paesi. Nomi di luoghi dove si passava la vita  Ora sono solo mete turistiche.

Qualcuno, soprattutto se specializzato  meccanico, andava anche a Zurigo o a Wintertur. Pochi si sono fermati in Vallese, comunque preferibilmente nella parte francofona del cantone.

Parallelamente molti sono andati anche in Francia, ma pochissimi in Germania, Belgio, Olanda.

Negli stessi anni sono diminuiti gli emigranti verso le Americhe.

 

 

 

I mestieri

 

Molti inizialmente partivano e trovavano impiego come contadini nelle campagne del canton Vaud e di Ginevra. Un lavoro faticoso “da sole a sole”, dall’alba al tramonto, neanche tanto retribuito. Questo però permetteva di inserirsi nel tessuto lavorativo e successivamente quasi tutti sono passati a lavori meglio retribuiti nell’edilizia, dove era anche possibile conseguire una specializzazione.

Alcune donne, una decina,  andavano stagionalmente nella stessa zona come sfogliatrici nelle vigne (efeuilleuses). Il lavoro durava 40 giorni e  si inseriva subito dopo il periodo della monda del riso. Non tutte partecipavano poi alla vendemmia.

C’erano poi cuochi e soprattutto camerieri a lavorare nei ristoranti. I meccanici, soprattutto di provenienza SIAI, in compagnia di molti di Borgomanero, erano numerosi nelle fabbriche. In quelle dell’orologeria erano molte le donne a lavorare nelle produzione delle pietrine, lavoro di precisione e di pazienza.

I muratori erano numerosi, molti con una elevata qualificazione già alla partenza (Luison, Genee, Ceccu, Sereno, Battista e Virgilio, ecc.), il battista ed il Virgilio al rientro sono rimasti i Bateurs per antonomasia, alla partenza dalla Svizzera il loro datore di lavoro si dice piangesse per la perdita di tali lavoratori!

Molte imprese in canton Vaud Ginevra e Neuchatel sono ancor oggi gestite dai discendenti degli emigranti del Piemonte nord orientale, dalla vecchia provincia di Novara.

 

Contratti applicati

 

 Le persone partivano sapendo di avere un posto per suggerimento di conoscenti e parenti. Infatti le ditte mandavano un contratto su segnalazione delle persone del paese già presenti sul posto. Anche le ditte cercavano di avere persone di provenienza della stessa zona, apprezzavano la cultura del lavoro, l’educazione e la serietà comuni tra le persone.

Il rapporto con i datori di lavoro erano in genere buoni, come quelli con la gente comune. Solo i primi tempi erano difficili, in genere per la scarsa conoscenza della lingua.

Il contratto era stagionale ed andava rinnovato periodicamente sia nell’agricoltura che nell’edilizia.

Nelle fabbriche i contratti erano annuali e più stabili.

Il lavoro veniva retribuito sulla base di una paga oraria e veniva pagato mensilmente.

Il lavoro era quasi sempre regolare e soggetto a contributi. Questi hanno dato luogo a pensioni liquidate in seguito anche in Italia.

Chi era più assiduo nella permanenza ed aveva portato la famiglia in Svizzera è poi rimasto e non è rientrato. I figli sono ormai svizzeri a tutti gli effetti.

 

Risparmio ed investimenti

 

La paga andava risparmiata con parsimonia in vista di un investimento in Santo Stefano per la casa nuova o per rinnovare quella esistente. Le rimesse dalla Svizzera hanno contribuito sia alla normale copertura delle spese per vivere sia all’investimento per la costruzione di molte case nuove.

Gli svaghi erano ridotti sia nel costo sia nel tempo libero, poco per non sottrarre tempo agli straordinari od al cottimo. Quelli a Ginevra andavano in Francia a fare spesa dove tutto costava meno. Il bar era quello economico vicino a casa ed utile solo per mantenere il contato con gli altri italiani. La bicicletta era lo sport del tempo libero più per andare a trovare compaesani in paesi anche lontani che per agonismo.

 

I gruppi famigliari di provenienza e destinazioni

 

Da quasi tutti le corti di Santo Stefano sono partiti per lavoro. Qui riportiamo un elenco preso da quello delle corti con anche una destinazione: è un indice da correggere e completare con nomi e racconti. Speriamo di farlo con la collaborazione di qualcuno interessato al ricordo.

 

Dalla Cà Nova, dal Barbìs-Bida, dal Bés, di Plata sono andati in Svizzera e Francia

Dai Stupii, di Cantarìi, di Fracazzii, dal Giuàn Giulia in Svizzera

Dal Marchés, di Marangùi, dal Dom sono andati in America.

Dai Furnasii in Olanda,Svizzera.

Dal Lota in Svizzera. Prima della grande guerra andavano in Svizzera facendo il Sempione a piedi per non pagare la diligenza.

D’Angiulic in Svizzera e alcuni vi sono rimasti.

Dal Piciot, dal Muciot, Dal Sciör, dal Parghét in Svizzera, questi ultimi anche in Brasile poi ritornati.

Dal Bel e Parghet in Brasile.

Di Fracazzii in Argentina

Dal Céc in Svizzera ed America

Dal Cap  e Capìc in Svizzera.

 

 

Ugo Zanetta


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