LUIGI FORNARA - SCULTORE
Piero Dott.Zanetta Tratto da"S.Stefano fra memorie del passato e la ricerca del nuovo"
La nuova chiesa parrocchiale, gioiello
dell'arte gotico-romanico moderna, divenne un'autentica bottega d'arte
per uno dei personaggi più illustri del suo paese di origine, portandone
il nome fuori dai confini nazionali: Luigi Fornara, o semplicemente "lo
scultore", come lo chiamavano i suoi concittadini con un velato
senso dissacratorio, non consapevoli del suo autentico valore artistico.
L'Artista nacque agli albori del Novecento, il 6 marzo 1906, in una di
quelle modeste case rurali tipiche del paese di S.Stefano di
Borgomanero.
L'inclinazione per la scultura, già manifesta durante la sua infanzia,
spinse la famiglia ad assecondare il suo talento, facendolo proseguire
negli studi presso l'istituto S.Lorenzo di Novara nella scuola
professionale di ebanisteria.
Le difficoltà di comunicazione e i disagi derivanti non gli impedirono
di andare ancora più lontano, fino a Torino, per affinare la
preparazione tecnica, seguendo prima i corsi di scultura presso
l'istituto Salesiano di S.Benigno e successivamente l'Accademia
Albertina.
Era pronto ormai a portare tra i giovani la carica del suo ricco mondo
interiore.
Nel 1928 rientrava, come qualificato insegnante, nell'Istituto S.Lorenzo
di Novara, lo stesso che lo aveva visto come allievo attento e
diligente. Le sue lezioni che durarono fino al 1935, erano seguite con
interesse dai giovani discepoli, su cui egli esercitava più il fascino
dell'Artista che non quello del duro professore, tipico dei tempi. Nei
lunghi pomeriggi, liberi dalla scuola, potè frequentare lo studio dello
scultore Domenico Pecora, perfezionando ulteriormente il suo stile. .
Furono quelli gli anni che videro la sua intensa creazione artistica
privilegiare le chiesa natia. Sono del 1934 la statua lignea di S.Rocco
e il grande
Crocefisso in legno che troneggia
sull'architrave del presbitero, a cui verranno affiancate, nel 1944, le
statue pure lignee della Madonna Addolorata e di S.Giovanni. Ma già
stava accingendosi verso una delle sue composizioni più celebri: la Via
Crucis che portò a termine l'anno successivo.
Portale della Chiesa di S.Stefano -Luigi Fornara con Mons. Lucchini
La nostalgia di casa e il richiamo
all'antica amicizia con l'ambiente salesiano
lo riportò a Borgomanero, dove fu il "professore-scultore" nelle scuole
medie del Collegio Don Bosco fino al 1955.
Il 1954 fu un anno importante per l'Artista: a quell'anno infatti risale
l'incontro con il pittore Trento Longaretti, preside dell'Accademia di
pittura di Bergamo. Ne naque una solidale amicizia artistica che li
portò à lavorare a fianco a fianco, prima a Bognanco Fonti, dove
Fornara, scolpì una Via Crucis e Longaretti si occupò del mosaico
dell'altare, e poi a S.Stefano, dove il pittore eseguì una pala d'altare
del Sacro Cuore e lo scultore completò la sua già ricca presenza
artistica con il Battistero e, nel
1964, con il portale della chiesa.
Nel 1958 aprì il suo studio ai giovani artisti, ospitando sia i figli
dei "nobili" sia quelli dei "meno nobili", convinto che l'educazione ai
canoni dell'arte fosse uno stimolo anche alle norme morali. Numerose
furono le rassegne d'arte provinciali, regionali e nazionali che lo
videro protagonista. Nel 1963 fu presente alla Biennale Italiana di Arte
Sacra, indetta dai Frati Minori Francescani dell'Angelicum di Milano.
L'artista era nel pieno della sua attività creativa, intento ad una
delle opere più pregevoli, la Via Crucis per la chiesa parrocchiale di
Borgomanero, quando la morte lo colse prematuramente, a soli sessanta
anni, il 19 agosto del
1966.
OPERE
Luigi Fornara fu un profondo credente e
nelle sue opere, prevalentemente religiose, tradusse per
circa un quarantennio il suo predicato cattolico in immagini coerenti e
sempre nuove.
La Via Crucis fu il tema dominante della sua proficua produzione
artistica: la chiesa di S.Stefano ne accoglie la prima in ordine
assoluto. Ne seguiranno altre: quella del Duomo di
Novara nel 1937, della Chiesa parrocchiale di Cerano
nel 1940, dell'Ospedale Maggiore di
Novara nel 1944, dell'Ospedale S.Giuliano nel
1947, Collegio Arcivescovile Pio XI di Desio nel 1954 che
riproduce due stazioni in un solo quadro rettangolare con un commento
biblico sullo sfondo appena accennato e quella della Chiesa parrocchiale
dell'Isola Bella nel 1955, tutte in legno.
Nel 1956 ne realizza una in bronzo per la Chiesa parrocchiale di
Crusinallo, a cui seguiranno altre in bronzo: nel 1961 per il
Santuario della Madonna di
Crea, nel 1962 per- le Chiese parrocchiali di Gattinara
e di Pernate, di
Bognanco S.Lorenzo e di Castellazzo Novarese e quella
incompiuta su cui stava lavorando per la Chiesa parrocchiale di
Borgomanero.
L'artista però prediligeva le Via Crucis
in legno e su queste la sua creatività fu sconfinata e geniale, mai
ripetendosi. L'elenco è lungo: la Via Crucis per l'ospedale S.Biagio di
Domodossola (1956), quella per l'Istituto Baistrocchi di
Salsomaggiore
(1957). Portano la data del 1958 invece quelle dell'Ospedale
Castelli di Pallanza, del Convento delle Suore Ministre della
carità di
Trecate, della Chiesa parrocchiale di Cureggio,
dell'Ospedale De Pagave di
Novara. Del 1961 sono quelle della Chiesa parrocchiale di
Bognanco
Terme, del Seminario Maggiore di Novara e dell'Ospedale
di Angera. Datano 1963 le Vie Crucis delle Chiese parrocchiali
di
Nebbiuno e di Romentino.
Brunella di Risio, nella sua bella monografia dell'artista, edita nel
1981, scrive che "nella produzione artistica di Luigi Fornara palpita
una ricerca costante non di un anelito alla serenità religiosa, in
quanto il suo spirito appare scevro da ogni tormentoso dubbio sulle
verità cristiane, bensì di un adeguamento della materia a rendere vivo e
parlante alle masse il messaggio divino".
Questa è la chiave di lettura delle sue ventisei Via Crucis e di tutte
le altre opere, come i bassorilievi del portale
e degli amboni del Santuario della Madonna del Sangue di Re,
rispettivamente del 1962 e del 1963, una serie di sette statuette in
bronzo del 1949 che si trovano a Stanebrige nell'Illinois (USA), una
statua di S.Giovanni Bosco in legno, del 1958, presso la cattedrale di
Seul in Corea e un Cristo Risorto, in bronzo, alto tre metri, a
Favara, in provincia di Agrigento.
Un artista quindi che ha superato gli angusti confini del paese natio e
che ha voluto annunciare, con lo scalpello soprattutto, la profonda
tradizione di Fede, sua e della sua terra.